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L'importanza dei cablaggi nell'HiFi. Fanno davvero la differenza? (parte 2)

  • Immagine del redattore: Pino Moschetta
    Pino Moschetta
  • 1 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 14 ago

"E le decine e decine di metri di comuni fili elettrici a monte della presa di casa?"


Una domanda ricorrente, che nasce dalla curiosità e dal legittimo dubbio di alcuni appassionati.


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Dopo aver quindi già trattato - nella prima parte del nostro approfondimento dedicato ai cablaggi - gli aspetti relativi alla progettazione dei cavi e alle conseguenze sul suono, in questa seconda parte spostiamo invece il focus sul quadro generale della loro utilità, in particolare nel loro rapporto con i cablaggi a monte dell'impianto audio.


Ebbene, è senz'altro oggettivo che il cablaggio a monte della presa di casa, spesso realizzato con materiali standard, rappresenta una parte rilevante del percorso che la tensione elettrica attraversa.

Tuttavia, la cura e il miglioramento degli ultimi metri di cablaggio, soprattutto in contesto audiofilo, può apportare notevoli benefici.


Infatti, le interferenze elettromagnetiche (EMI) e le radiofrequenze (RFI) aumentano significativamente nelle ultime tratte, dove i cavi convivono con altri dispositivi elettronici e fonti di rumore (router, amplificatori, alimentatori, ecc.).

Un cavo di alta qualità contribuisce a ridurre la propagazione di queste interferenze nel sistema, migliorando l'integrità del segnale.

Perciò è utile a garantire una trasmissione più "pulita" al dispositivo finale (es. streamer audio o DAC), che è particolarmente sensibile in ambienti ad alta fedeltà.

Anche lo streaming audio veicolato tramite rete internet non è esente da problematiche.

Infatti, sebbene i pacchetti Ethernet arrivino correttamente alla presa di casa, i dispositivi finali nel sistema audio (streamer, switch, DAC) possono risentire di problematiche legate a jitter, rumore elettrico e differenze di potenziale, con impatti non trascurabili sulla qualità della riproduzione.


Gli ultimi metri di cablaggio rappresentano di fatto l’ultima opportunità per mitigare questi effetti, prima che il segnale venga elaborato dal sistema audio.

Mentre i cavi a monte sono progettati per esigenze generiche di trasmissione dati, un cavo dedicato agli ultimi metri, in un contesto audiofilo, può essere ottimizzato per la minima dispersione e interferenza, sfruttando materiali e tecnologie che non sarebbero economicamente sostenibili in infrastrutture a larga scala.


Come risaputo, nel mondo dell’alta fedeltà ogni componente contribuisce pertanto al risultato complessivo.

Infatti, anche se il cavo rappresenta solo un segmento del percorso, il suo ruolo diventa rilevante in combinazione con altri componenti di elevato livello, in quello che è un contesto ad alta sensibilità in termini di resa.


Migliorare gli ultimi metri di cablaggio non cambia perciò la qualità globale del cablaggio a monte, ma funge da “filtro” in grado di proteggere e ottimizzare il segnale nelle fasi finali, dove gli effetti diventano tangibili.

Questo approccio fa la differenza in un sistema high-end, ma non ha motivo di essere considerato in impianti audio di minor pregio o in contesti caratterizzati da esigenze diverse.

 
 
 

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